Un 2016 da incorniciare per l’industria musicale. E’ il centro di ricerca MiDia a mettere in luce lo straordinario risultato raggiunto nel corso dell’anno da poco concluso, con alcuni elementi di riflessione per tutti gli addetti ai lavori e non solo.
In primis, i numeri.
Il mercato musicale cresce del 7% nel 2016, con un aumento di 1,1 miliardi di dollari, arrivando così a toccare un giro d’affari pari a 16,1 miliardi, dati alla mano il più grande risultato raggiunto dal settore dai tempi di Napster & co, anni in cui la pirateria aveva sommerso l’intera industria.
Il ruolo dello streaming
A guidare il carro è certamente il settore dello streaming, cresciuto del 57% nel corso del 2016 e con una quota di mercato pari a 5,4 miliari di dollari, quasi 2 in più rispetto all’anno precedente. Spotify guida la quota con il 43% dei 106 milioni di utenti a pagamento, seguito da Apple Music e Deezer, senza contare l’outsider Amazon Prime Music su cui in molti puntano nel 2017, forte di una politica dei prezzi molto aggressiva (3.99$ ad abbonamento) coadiuvata da un dispositivo di ascolto ad hoc, l’Amazon Echo.
Le etichette
Le tre maggiori label internazionali (Universal Music Group, Sony Music e Warner Music) valgono hanno generato 11 miliardi di dollari di guadagni nel 2016, con UMG che rappresenta il 28,9% dell’intero mercato, seguita da Sony (al 22,4%) e Warner (17,4%).
E il 2017?
Che anno sarà per l’industria musicale, quello in corso? Gli addetti ai lavori puntano tutto sul ruolo dello streaming – e in particolare sulla partita giocata da Spotify, leader del settore – per mettere a tappeto definitivamente la pirateria e il download legale, sceso del 18% nel corso dell’anno (qualcuno usa ancora iTunes?).
Ma attenzione anche al ruolo giocato dal vinile…